Cronaca

Naufragio "Espresso Trapani". Da domani una strada in città ricorderà le vittime

In mare una motovedetta della capitaneria porterà nella zona una corona di fiori

Laura Spanò

Trapani da domani avrà una strada intitolata alle tredici vittime del naufragio dell'Espresso Trapani, il traghetto affondò a poche miglia dal porto della città, il 29 aprile del 1990. Domani saranno trent'anni da quella tragedia. L'amministrazione comunale ha accolto la richiesta dei parenti delle vittime, a cui sarà dedicata una via del centro storico.

La strada si trova tra le via Torre di Ligny e la fine della via Carolina, affacciandosi nel punto, a circa quattro miglia di distanza dalla costa, poco dopo scoglio dei Porcelli, dove affondò il traghetto della Conatir che faceva da spola tra Trapani e Livorno. Domani una motovedetta della capitaneria di porto si poterà nella zona del naufragio per portare una corona in memoria di coloro i quali sono rimasti intrappolati nel relitto.

Ancora oggi, trent'anni dopo si piangono i morti e si prova a capire il perché di una tragedia, un naufragio a quattro miglia dal porto, un traghetto che si capovolge ad una trentina di minuti dallo sbarco, con mare liscio come l' olio, con una nave quasi nuova e in perfette condizioni, una facile manovra per entrare in porto e attraccare al molo Garibaldi.

Perché il traghetto Livorno-Trapani è finito in fondo al mare? Perchè si è inabissato quando aveva già superato il faro dopo 23 ore di navigazione? Tante le ipotesi tra tutte una: i 66 camion che trasportava il traghetto sono stati liberati dalle catene prima delle manovre di entrata in porto. Un' operazione che avrebbe provocato lo spostamento di alcuni Tir, la rottura di altre rizze (i ferri che legano gli automezzi pesanti alla nave), il capovolgimento improvviso dell' Espresso Trapani.

Ecco la testimonianza del cameriere di bordo Rosario Biondo, uno dei 39 naufraghi: “Ero nella mia cabina, stavo ascoltanto i risultati delle partite di calcio. All' improvviso ho sentito un rumore, un rumore di catene, come se stessero sganciando le rizze e poi”. Poi in diciannove minuti esatti l'Espresso Trapani è stato inghiottito dal mare.

La tragedia viene ricostruita minuto per minuto dalla capitaneria di porto in un dossier consegnato al sostituto procuratore della Repubblica Pietro Pellegrino che si occupò dell'indagine.

Ecco il racconto quanto accaduto nel mare tra l' isola di Levanto e il porto di Trapani quel pomeriggio di domenica mentre la città festeggiava San Francesco di Paola, patrono dei marinai.

Ore 16.58: il comandante dell' Espresso Trapani vira bruscamente a sinistra per entrare in porto mentre il traghetto si rovescia sul lato destro. Ore 17: viene lanciato il May Day. Ore 17.02: l' ufficiale di turno alla centrale operativa della capitaneria dà l'allarme alle unità navali. Ore 17.05: l'Sos viene raccolto dall' aliscafo Botticelli che sta per lasciare il piccolo porto di Favignana. Il comandante del Botticelli fa scendere i suoi passeggeri e salpa verso l' isolotto di Formica. Ore 17.06: anche la nave cisterna Vetor II lascia Favignana e punta verso lo specchio di mare dove presumibilmente è affondato il traghetto. Ore 17.12: mollano gli ormeggi le prime due motovedette della capitaneria di porto di Trapani. Ore 17.15: la radio costiera smista l' allarme a tutte le imbarcazioni in navigazione nel Basso Tirreno. Ore 17.17: il comandante dell' aliscafo Botticelli non vede nessuna nave fra lo scoglio dei Porcelli e l'isolotto di Formica. Il traghetto è già in fondo al mare, scomparso in diciannove minuti.

I soccorsi, arrivano a tempo di record: il primo naufrago viene ripescato solo a 41 minuti dal May Day. “I soccorritori quando arrivano in zona vedono solo le bolle d' aria che salgono dal fondo - spiega il capitano di corvetta Giuseppe Impallomeni, vicecomandante della capitaneria di porto di Trapani - il traghetto era già sotto, se non fossimo arrivati così presto non avremmo salvato quelle 39 persone”.

I racconti dei naufraghi confermano l' efficienza della macchina di soccorso, nonostante la paura, nonostante quei lunghissimi minuti aggrappati ai salvagente e ai pezzi di una nave in distruzione. “Io dormivo e mi sono ritrovato in mare, il primo ufficiale ci ha gridato: buttatevi, buttatevi, non capivamo niente, ho avuto il tempo di spogliarmi e legare un salvagente intorno a mio padre che non sa nuotare”.

La nave era salpata da Livorno con 1.632 tonnellate in meno del carico che poteva trasportare, le operazioni di rizzaggio vengono eseguite con tre ore di anticipo. “La causa non sembra proprio il carico – dice Pietro Sirena, il consigliere giuridico che il ministro Vizzini ha mandato a Trapani - domani il ministro nominerà una commissione d' inchiesta, ha già annunciato che non guarderà in faccia a nessuno, che andrà fino in fondo per capire quello che è successo”.

Ben 32 motopesca; tre elicotteri, due dragamine, un aereo, quattro motovedette, tre rimorchiatori, sei pilotine setacciano il mare tra Trapani e le Egadi ripescando solo cisterne e relitti.

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