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Mafia: arrestati il boss Melodia e altre cinque persone

Èstata denominata “Operazione Freezer” perché avevano scelto la cella frigorifera del fruttivendolo alcamese Filippo Cracchiolo per le loro riunioni i...

Ornella Fulco

Èstata denominata “Operazione Freezer” perché avevano scelto la cella frigorifera del fruttivendolo alcamese Filippo Cracchiolo per le loro riunioni in cui discutere delle questioni più delicate. Summit veloci, della durata di dieci minuti al massimo, ai quali alcuni fedelissimi di Matteo Messina Denaro si presentavano con giacche e cappotti anche fuori stagione pensando di essere al sicuro da microspie e telecamere delle forze dell'ordine. Gli uomini della Squadra Mobile di Trapani, invece, avevano imbottito la cella di dispositivi utili a captare e registrare le conversazioni raccogliendo elementi preziosi utili non solo a fare scattare il blitz di oggi che ha portato in carcere sei persone ma anche a fare luce sull’attuale assetto e sulle regole interne a Cosa Nostra trapanese. L'operazione congiunta della DIA di Trapani e della Questura è stata coordinata dalla procuratrice aggiunta di Palermo, Teresa Principato, e dai sostituti Carlo Marzella e Gianluca De Leo. A finire in manette è stato il reggente del mandamento di Alcamo, Ignazio Melodia, 61 anni, conosciuto come "u dutturi", medico ed ex dipendente dell'Ufficio di Igiene di Alcamo - fu licenziato dall'Asp su iniziativa avviata dall'allora direttore Fulvio Manno - già in carcere dal 2002 al 2012 per mafia ed estorsione. Non appena tornato libero, Melodia è tornato alla guida della "famiglia alcamese". Già suo padre, suo zio Diego e il fratello Antonino erano rimasti coinvolti in storie di mafia. Che Melodia fosse tornato a capo del clan dopo la sua scarcerazione, gli inquirenti lo hanno anche riscontrato dai dialoghi registrati in carcere tra i mafiosi Diego Ruggeri e Michele Sottile di Castellammare del Golfo, arrestati dalla Squadra Mobile di Trapani nel 2012 nell’operazione “Crimiso”. Le loro conversazioni hanno permesso di allargare le indagini ad altri soggetti affiliati alla “famiglia” di Alcamo e alle sue attività, tra tutti Salvatore Giacalone, 62 anni, detto “il professore”, ex insegnante, già condannato per associazione mafiosa nel 2002 e tra le persone coinvolte nell'operazione odierna. Gli altri arrestati sono gli alcamesi Filippo Cracchiolo, 56 anni, e Giuseppe Di Giovanni, 32 anni, Antonino Stella, 69 anni, originario di Marsala, e Vito Turricciano, 70 anni, di Castellammare del Golfo, attualmente detenuto perchè coinvolto nell'operazione antimafia "Cemento del Golfo" del marzo 2016. L'indagine, avviata dalla Polizia nel 2012, si è arricchita grazie alle investigazioni della DIA di Trapani, eseguite tra il 2015 e il 2016, a seguito delle denunce presentate da alcuni imprenditori rimasti vittime di estorsioni. Secondo la ricostruzione degli investigatori la "famiglia" mafiosa di Alcamo, attraverso Salvatore Giacalone, ha cercato di stringere rapporti d’interesse con la politica alcamese sia nel 2012 sia in occasione delle ultime elezioni amministrative, svoltesi nel 2016. Nel 2012, il sindaco Sebastiano Bonventre ricevette “pressioni” da Salvatore Giacalone che fece intendere al primo cittadino che la sua posizione lo esponeva a rischi e che “loro” erano pronti a intervenire a sua difesa. Un'offerta che Bonventre respinse e andò a denunciare. Dalle indagini della DIA è risultato anche che Giuseppe Di Giovanni, in occasione delle amministrative del giugno 2016, ha procacciato voti - con minacce anche a mano armata, come si evince in conversazioni intercettate - a favore della sua compagna Alida Maria Lauria, candidata per la lista civica “Insieme si può” connessa al candidato sindaco Baldassarre Lauria. La donna non fu eletta ma ottenne 140 voti. Di Giovanni coinvolse anche Ignazio Melodia sia accompagnandolo nella sede elettorale della donna sia riferendogli il nome di chi si opponeva alla candidatura della compagna. Di Giovanni, inoltre, ha sistematicamente coadiuvato il capo mafia alcamese facendogli da autista e partecipando a incontri riservati con altri appartenenti al clan. Dalle investigazioni è emerso, inoltre, che l’attività della cosca si concentrava sulle estorsioni ai danni di imprenditori che lavoravano nel territorio. Esemplare è l’estorsione ai danni di un’impresa edile alcamese impegnata nella costruzione di ville ad Alcamo Marina. L’impresa, dopo aver versato complessivamente 3.500 euro, avrebbe dovuto pagare anche dai 1.500 ai 2.000 euro per ogni villa costruita, a seconda della cubatura. Melodia cercò di imporre il “pizzo” anche a un’impresa edile di Mazara del Vallo che stava eseguendo lavori nel suo mandamento. Per questo motivo, ribadendo le rigide regole mafiose, cercò l’assenso del boss di Mazara del Vallo, Vito Gondola, tramite il marsalese Antonino Stella.

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