Cronaca

Giornata nazionale dell'accoglienza e la memoria delle vittime dell'immigrazione

Oggi cerimonia nel cimitero di Castellammare dove sono sepolti alcuni migranti morti nel corso delle traversate in mare

Redazione

Castellammare del Golfo - Accoglienza. Solidarietà. Rispetto. Umanità. Sono le parole più pronunciate oggi nel cimitero della città marinara per ricordare la "Giornata nazionale dell'accoglienza e la memoria delle vittime dell'immigrazione".

Un minuto di silenzio scandito dalla vibrazione della campana tibetana a cura di Mariangela Galante, poi le preghiere: quella cattolica con la benedizione di Don Salvo Morghese ma anche la preghiera musulmana di alcuni giovani africani ospiti del centro di accoglienza Badia Grande.

Presenti alla cerimonia, docenti e studenti dei tre istituti scolastici castellammaresi che hanno portato il loro contributo con letture e riflessioni sui migranti e le vittime di naufragio: le classi V B (nautico) e V I (turistico) del polo statale superiore Piersanti Mattarella, le classi III A, III B e III C dell'istituto comprensivo Pascoli e la classe III A dell'istituto comprensivo Pitrè.

A loro si è rivolto il sindaco Giuseppe Fausto che, a chiusura della celebrazione, ha invitato gli studenti ad una "presa di coscienza dei giovani per una società migliore e soprattutto più attenta all'altro", plaudendo all'attenzione degli studenti ed alla disponibilità e sensibilità di docenti, associazioni e cittadini. Poi ha deposto un fiore su una tomba senza nome, come hanno fatto gli studenti sulle altre tombe numerate.

La commemorazione si è svolta davanti il campo comune del cimitero dove sono sepolti oltre 30 dei morti nei naufragi di Lampedusa e nel canale di Sicilia del 3 e 12 ottobre 2013, e dove è stata posta una lapide marmorea in ricordo. Per la maggior parte era di nazionalità eritrea. E tra loro riposano anche Tsegay, 28 anni, e Amanuel, 25 anni, due di quelle vittime riconosciute e i cui familiari l'anno dopo vennero a vedere le loro tombe. Grazie alla moglie ed alla sorella, Tsegay e Amanuel, non sono più dei numeri. Per loro sono state realizzate due lapidi con una croce nel campo comune.

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