Confermata dalla Cassazione la condanna a quattro anni di carcere per il tenente colonnello dei Carabinieri Alfio Marco Zappalà. L'inchiesta riguardava la fuga di notizie su Matteo Messina Denaro. Secondo l’impianto accusatorio, confermato dalla Suprema corte, l’ufficiale allora in forza alla Dia, avrebbe ricevuto dall’appuntato Giuseppe Barcellona, addetto alla trascrizione delle intercettazioni presso la compagnia di Castelvetrano, alcuni “screenshot” di conversazioni tra due persone (Sebastiano Parrino e Ciro Pellegrino) che parlavano del funerale di Lorenzo Cimarosa, cugino acquisito di Messina Denaro e collaboratore di giustizia morto nel gennaio 2017 per una grave malattia. A sua volta il tenente colonnello della Dia avrebbe inviato il contenuto degli “screenshot” all’ex sindaco di Castelvetrano Antonio Vaccarino (oggi defunto).
Per i giudici di merito la rivelazione «del contenuto di una intercettazione riservata e relativa ad un procedimento penale in fase di indagine» era stata fatta ad un personaggio «già condannato per mafia e in contatto con Matteo Messina Denaro all’epoca già latitante». Vaccarino a sua volta, libero di fare uso delle informazioni «ne ha illecitamente divulgato il contenuto, mettendone al corrente altro pregiudicato legato ai clan mafiosi, Santangelo Vincenzo».
L’operazione del Ros, coordinata dal procuratore aggiunto di Palermo Paolo Guido, era scattata il 16 aprile 2019. Il tenente colonnello dei carabinieri Marco Alfio Zappalà, all’epoca dei fatti in servizio alla Dia di Caltanissetta, ha sempre sostenuto di essere stato un fedele rappresentante delle istituzioni impegnato nelle indagini per tentare di arrivare all'allora superlatitante Matteo Messina Denaro. Per lui, i pubblici ministeri Pierangelo Padova, Francesca Dessì e Gianluca De Leo avevano chiesto 5 anni.