Attualita Italia – Dal 28 giugno 2025 entra in vigore in Italia l’Accessibility Act, la legge europea che obbliga aziende e fornitori di servizi digitali a garantire accesso equo e pieno anche a chi ha disabilità visive, uditive, motorie o cognitive. Una svolta che riguarda la quotidianità: dai bancomat alle app, dai siti web all’e-commerce.
Non si tratta più di raccomandazioni o buone intenzioni: stavolta è legge. D’ora in avanti, ogni nuovo prodotto o servizio digitale dovrà essere progettato per essere usabile da tutti. Un principio semplice ma spesso dimenticato, che ora diventa vincolante. Si pensi a un sito internet con testi illeggibili per un non vedente, o a una macchinetta dei biglietti priva di comandi tattili: tutto questo non sarà più tollerato.
L’Accessibility Act nasce nel cuore dell’Europa con la direttiva 2019/882, ma le sue radici affondano nella Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, firmata nel 2007. Da lì è iniziato un percorso lungo e non sempre lineare, che oggi approda a una normativa concreta e applicabile. L’Italia ha recepito la direttiva con il decreto legislativo 82/2022, estendendola anche alle aziende private.
A partire da sabato, tutti i prodotti e i servizi digitali immessi sul mercato dovranno rispettare precisi standard di accessibilità. L’elenco è lungo e riguarda oggetti di uso comune:
Non è solo una questione tecnica: è un cambiamento culturale. Significa riconoscere che l’accesso alla tecnologia è un diritto e non un lusso.
La legge prevede anche una fase transitoria. Le macchine già in funzione prima del 28 giugno potranno restare operative fino a 20 anni. I contratti di servizio firmati prima di quella data resteranno validi fino a cinque anni. Ma il traguardo è chiaro: entro il 2030 tutto dovrà essere conforme.
L’obbligo riguarda le aziende con più di 10 dipendenti e un fatturato superiore a 2 milioni di euro. Le microimprese, per ora, sono escluse. Chi non rispetta la normativa potrà incorrere in sanzioni salate: da 5.000 a 40.000 euro per ogni infrazione. Per le grandi aziende (fatturato oltre 500 milioni), le multe possono toccare il 5% del fatturato annuo.
A vigilare sarà l’AgID – Agenzia per l’Italia Digitale – che offrirà anche linee guida e supporto tecnico alle imprese.