Sicilia – C’è chi tocca ferro, chi fa le corna e chi non esce di casa senza il suo cornetto di corallo. In Sicilia, la fortuna è una cosa seria… ma anche allegra!. Tra un “non si sa mai” e un sorriso scaramantico, i riti antichi resistono al tempo, perfino nell’epoca dei social e dell’intelligenza artificiale. Secondo l’Indice di Superstizione Regionale 2025 (Casinos.com), la Sicilia è la quarta regione più superstiziosa d’Italia, con oltre 60 milioni di euro l’anno spesi in consulti e “benedizioni”. Nell’isola ci sono più di 1.500 veggenti e cartomanti, ma c’è anche una marea di gente comune che, davanti alla sfortuna, preferisce un gesto di buon auspicio a mille parole.
Sembra incredibile, ma perfino Google lo conferma: “malocchio” e “oroscopo” sono tra le parole più cercate dai siciliani (76 su 100 nell’indice di popolarità).
Segno che la superstizione si è trasferita anche online, tra meme e ricerche notturne su come “togliere il malocchio con l’olio e l’acqua”.
«Qui la superstizione è un modo di stare insieme», racconta un giovane isolano. Dici “fatti i fatti tuoi con la mano a corna e già ti senti più leggero. È una risata collettiva contro la sfortuna».
Nel cuore di Trapani, tra le viuzze che profumano di sale e alghe, il corallo rosso continua a essere lavorato come un tempo. Gli artigiani ancora lo trasformano in piccoli cornetti portafortuna, lucidi e intensi, simbolo di protezione e buon augurio. «Il corallo non si lavora: si ascolta», dice Nino Pellegrino, maestro artigiano. «Ogni pezzo ha la sua forma, il suo carattere. E quando diventa cornetto, sembra sorridere anche lui».
Nelle vetrine delle botteghe, tra bracciali e orecchini, i corni trapanesi spiccano come scintille di allegria mediterranea. E non c’è turista che resista alla tentazione di portarne via almeno uno.
In testa alla classifica della superstizione nazionale c’è la Campania, seguita da Lazio, Lombardia e poi la Sicilia, che difende con orgoglio il suo quarto posto.
Al Nord la fortuna si affida ai numeri del lotto o alla statistica, al Sud invece basta una formula magica e una risata per sentirsi al sicuro.
La superstizione siciliana non è paura, ma allegria travestita da rito, quasi una risorsa per il Turismo. È la nonna che fa il segno della croce sul pane, il papà che tocca ferro prima di un colloquio, la zia che sputa per scaramanzia “tre volte per terra, ma piano che porta bene”.Un teatro quotidiano di gesti, parole e risate che, più che allontanare la sfortuna, tengono viva una certa filosofia di vita: meglio ridere del destino che farsene spaventare.
E così, tra un corallo di Trapani e un oroscopo letto a colazione, la Sicilia continua a credere nella fortuna… ma sempre con il sorriso.
e…. attenti a venerdi prossimo!!