Gela (Caltanissetta) – Svolta nell’omicidio di Veronica Abaza, la romena di 64 anni trovata morta il 17 settembre scorso nella sua casa di Gela. Non fu un incidente domestico a causare la morte di Veronica Abaza, 64 anni, deceduta il 16 settembre nell’abitazione di via Amendola. La donna sarebbe stata picchiata mortalmente dal convivente, Lucian Stan, 40 anni, ora in carcere con l’accusa di omicidio aggravato che ieri, al termine delle indagini, è stato arrestato dai carabinieri su richiesta della procura.
Calci, pugni, la testa sbattuta contro “una struttura rigida”. Era morta così – per un “grave politrauma cranico-encefalico e toracico addominale chiuso, condizionante una insufficienza cardiaca” – Veronica Abaza.
Secondo una prima versione, fornita ai carabinieri che la notte del 16 settembre erano arrivati a casa della donna e avevano trovato il corpo privo di vita, quella sera Veronica Abaza sarebbe tornata a casa ubriaca, tanto da chiedere aiuto per camminare, poi si sarebbe messa a letto e durante la notte sarebbe morta.
Il corpo della vittima però era pieno di lividi e le testimonianze raccolte dai carabinieri hanno portato alla luce la natura violenta del compagno quarantenne della donna, oggi indagato per omicidio, che già più volte in passato le aveva procurato lesioni mai denunciate per paura di ritorsioni.
Un quadro corroborato dall’autopsia: secondo quanto accertato dal medico legale, la causa della morte sarebbe un “grave politrauma cranico-encefalico e toracico addominale chiuso, condizionante una insufficienza cardiaca”.
Lesioni provocate dalla “azione violenta di terzi, esercitata con pugni e calci ma anche per urto della testa contro una struttura rigida, mentre sul torace e sull’addome sarebbero stati realizzati meccanismi di compressione e schiacciamento” descritti nel provvedimento cautelare con “l’aggressore che sormonta a cavalcioni la vittima”.
Il gip ha quindi accolto la richiesta della procura e emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti del quarantenne indagato.
Quella sera Veronica Abaza sarebbe tornata a casa ubriaca, tanto da chiedere aiuto per camminare, poi si sarebbe messa a letto e durante la notte sarebbe morta.
Il corpo della vittima però era pieno di lividi e le testimonianze raccolte dai carabinieri hanno portato alla luce la natura violenta del compagno quarantenne della donna, oggi indagato per omicidio, che già più volte in passato le aveva procurato lesioni mai denunciate per paura di ritorsioni.
Un quadro corroborato dall’autopsia: secondo quanto accertato dal medico legale, la causa della morte sarebbe un “grave politrauma cranico-encefalico e toracico addominale chiuso, condizionante una insufficienza cardiaca”. Lesioni provocare dalla “azione violenta di terzi, esercitata con pugni e calci ma anche per urto della testa contro una struttura rigida, mentre sul torace e sull’addome sarebbero stati realizzati meccanismi di compressione e schiacciamento” descritti nel provvedimento cautelare con “l’aggressore che sormonta a cavalcioni la vittima”. Il gip ha quindi accolto la richiesta della procura e emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti del quarantenne indagato.