Trapani – di Rino Giacalone – A Trapani chi alza di più la voce è bravo, anzi super bravo. In tutti i campi, dalla politica all’informazione. Bene, quanto meno una città sonnacchiosa trova qualcosa per cui agitarsi. Non che nel tempo non siano mancate le occasioni, ma si sa il trapanese si innamora presto di chi fa il capo popolo. Serve sempre qualcuno che tolga il prosciutto dagli occhi, ma nel Dna c’è la capacità a tradire, presto i tardi.
Domani è prevista una manifestazione di piazza. Legittima come prevedono le regole della democrazia. Si sa chi ne è il promotore, il presidente Antonini, in rotta di collisione con Palazzo D’Ali. Lo scenario messo su contro l’amministrazione del sindaco Giacomo Tranchida ad un certo punto sembrava fare a pugni con il nome dato al movimento, “Futuro”. Perché sembrava che a tutto quello che è stato organizzato mancasse un vecchio arnese, la ghigliottina, e siccome al Museo Pepoli è conservata quella che era in uso, collocata nell’odierna piazza Generale Scio ma in epoca parecchio datata, ‘800, regnava Ferdinando II, e pare che di teste ne tagliò molto poche, ci aspettavamo qualcuno che la andasse a prendere per metterla al centro della piazza davanti al Municipio, Palazzo D’Alì, piazza ora dedicata d un profondo e vero democratico della prima Repubblica, l’on. Aldo Bassi.
Ci ha pensato il patron Antonini a rimettere le cose a posto, evitando che qualche invasato pensasse davvero di spostare dal museo la ghigliottina, riallineando tutto al “Futuro”, e alla manifestazione di domani ha dato il nome di un celeberrimo film , “Indipendence Day”, la ricostruzione di una invasione aliena e dei soliti americani pronti a spazzare via anche l’alieno. E gli americani, scherzi a parte, sono davvero pronti ad arrivare alle nostre porte. Nulla c’entrano con la protesta di domani ma con altro di parecchio serio e pericoloso. Facciamo chiarezza.
Nessun intento ironico sulla manifestazione di domani. Non sappiamo se otterrà l’effetto desiderato, speriamo almeno in una scossa per Consiglio e Giunta Comunale. Trapani è una città che è piena di problemi, è vero e se volessimo distribuire le responsabilità un solo libro di cento pagine non sarebbe sufficiente. Questo per dire che chi governa oggi è privo di colpe. Giammai. Ma le responsabilità, non solo parlando di acqua, dovremmo distribuirle a più livelli.
Anche a noi stessi, cittadini pronti a protestare che però al momento del voto ce ne stiamo a casa, oppure votiamo turandoci il naso, tanto quello è mio parente, amico mio, amico di mio compare o è l’amico del patronato che mi aiuta eccetera eccetera.
La protesta in piazza è anch’essa una espressione della democrazia, quindi ben venga. Oggi c’è quella dell’opposizione che vuol diventare maggioranza, domani ci potrebbe essere quella della maggioranza che vuol restare tale.
Sentiamo alzarsi le voci, i social sono impazziti, al solito c’è chi nel marasma non vuol sfuggire all’andazzo trapanese che pretende come ognuno abbia una etichetta che certifichi un’appartenenza, basta che ti vedano al bar o per strada a parlare con tizio e non con caio, significa che sei un “tiziano”, non nel senso del pittore, simpatica la similitudine coniata dal patron Antonini che invece di parlare di tranchidiani, parla di troiani, in fin dei conti Ulisse passò da queste nostre parti.
Ma della manifestazione di piazza prevista per domani scriveremo domani, trovando il giusto posto nella cronaca quotidiana.
E oggi? Cosa c’entrano gli americani, quasi arrivati già in città? Oggi abbiamo la pretesa di dire che questa resta una città sonnacchiosa, silenziosa, nonostante il frastuono di parole che sentiamo da settimane, si dicono tante parole, si fanno tante affermazioni, ma si sente poco su quello che sta accadendo a pochi chilometri da qui, da una parte la guerra in Medio Oriente, dall’altra parte il conflitto in Ucraina. Direte che tutto non è così vicino. Invece è tremendamente vicino.
La notizia di oggi è vero era annunciata ma mancava il “verbo”, la parola, l’attestazione messa nero su bianco. A Birgi arriveranno i piloti, i top gun, i super piloti di aerei da guerra, gli F35, pronti a prepararsi all’entrare in azione. Il nostro aeroporto sarà il gemello di una base che esiste già negli Usa, in Arizona.
L’aeroporto militare dedicato a “Livio Bassi”, è da sempre una della basi più importanti dell’Aeronautica Militare Italiana e dell’alleanza Occidentale, chiamatela Nato o come volete, è prestato e resterà solo prestato dai militari al trasporto aereo civile, altro che potenziamento, aeroporto a cinque stelle e via dicendo. E poi avremo sicuramente l’innalzamento dei servizi di sorveglianza, Trapani diventerà una zona rossa se non proprio così, poco ci mancherà. Avremo la preparazione alle guerre alle porte di casa, magari aumenterà anche il turismo, arriveranno, o torneranno i dollari a rinfrancare qualcuno, ma Trapani diventerà una zona minata.
I segnali c’erano tutti, a cominciare da febbraio scorso quando dal ministero della Difesa arrivò il no alla cessione demaniale di parte dell’area dell’ex aeroporto di Milo per far sorgere lì la cittadella dello sport. Il patron Antonini ritiene che il sogno non si è spezzato, in questo tifiamo con lui, se la cosa ci è consentita fare senza che susciti scandalo o pruriti per qualcuno, un’altra area potrebbe essere individuata, però a Milo qualcosa di militare arriverà, verrà collocato, a un tiro di schioppo, o magari per essere moderni, alla distanza di una mitragliata dalle case di ericini e trapanesi.
A me non piace che su questo ci sia silenzio, quando il baccano dovrebbe esserci e dovrebbe essere intenso, tanto come quello che si fa per l’acqua che manca, per il cimitero sporco, per la città intasata dal traffico, per tutte quelle buone ragioni per le quali reclamiamo una amministrazione del territorio capace a risolvere i problemi.
Scusatemi se vi ho preso tempo, chiedendo la lettura di questo articolo.