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Dieci domande a Meloni e Colosimo sulla lotta alle mafie – di Walter Verini
Onorare, ricordare i caduti per la legalità, magistrati, uomini e donne delle scorte, giornalisti, vittime innocenti della violenza e dello stragismo delle mafie è innanzitutto un dovere
Redazione20 Luglio 2025 - Politica
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    Roma –  di Walter Verini – Deputato Pd capigruppo commissione nazionale antimafia. Onorare, ricordare i caduti per la legalità, magistrati, uomini e donne delle scorte, giornalisti, vittime innocenti della violenza e dello stragismo delle mafie è innanzitutto un dovere. Cui adempiere con comportamenti coerenti, non viziati da ipocrisia. Per questo rivolgiamo qualche domanda alla premier Meloni e alla presidente della commissione Antimafia Colosimo.

    “Parlate di mafia”, è il titolo della iniziativa di Fratelli d’Italia. Si tiene da tre anni, nei giorni dell’anniversario della strage di Via d’Amelio.

    I gravissimi fatti corruttivi che hanno investito esponenti del partito della Meloni in Sicilia, ne hanno consigliato il trasloco da Palermo a Roma. Una scelta dettata da evidente imbarazzo. Non è mancato l’omaggio alla memoria di Borsellino e della sua scorta. Come tutti gli anni, sono in prima fila negli anniversari.

    Ci mancherebbe non fosse così. Onorare, ricordare i caduti per la legalità, magistrati, uomini e donne delle scorte, giornalisti, vittime innocenti della violenza e dello stragismo delle mafie è innanzitutto un dovere. Cui adempiere con comportamenti coerenti, non viziati da ipocrisia.

    Per questo rivolgiamo qualche domanda alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e alla presidente della Commissione Antimafia Chiara Colosimo:

    1) Non pensate che indebolire presidi di lotta alla corruzione, alla criminalità, come limitare a 45 giorni le intercettazioni per gravi reati contro la pubblica amministrazione, o rendere difficile il sequestro degli smartphone contenga (parole del Procuratore Nazionale Antimafia) il rischio di «apertura di pericolosi spazi di sostanziale impunità di gravi fenomeni criminali»?

    2) È coerente allentare – come il governo ha fatto – presidi di prevenzione e contrasto alla criminalità organizzata? Citiamo a memoria: più basse le soglie per affidamenti diretti, estensioni alla pratica dei subappalti, con rischi di penetrazione delle mafie e per la stessa sicurezza del lavoro. Alte le soglie per l’uso del contante con aumento della facilità del riciclaggio dei proventi del narcotraffico, dell’usura, del gioco d’azzardo, delle estorsioni.

    3) Ed è coerente il tentativo da voi esercitato (sventato grazie alle proteste delle opposizioni e di reti di antimafia sociale e soprattutto grazie ad un decisivo intervento di “moral suasion” degli Uffici del Quirinale) di attenuare controlli antimafia nell’esecuzione di grandi e discusse opere, come il Ponte sullo Stretto?

    4) Non ritenete che allentare quotidianamente sistemi di controllo, controlli preventivi, concomitanti sull’attività della Pubblica amministrazione sia rischioso? Oltre a indebolire e colpire l’indipendenza della magistratura ordinaria (penso alla separazione delle carriere) la vostra “riforma” della Corte dei Conti, non colpisce incrostazioni ma indebolisce i controlli, fondamentali in democrazia. La necessaria velocità nell’eseguire opere, deve andare di pari passo con il rispetto delle regole e della legalità.

    5) Ed è coerente con il doveroso omaggio alle vittime smontare reati come l’abuso di ufficio, il traffico di influenze? O tagliare fondi per norme fondamentali come quelle che riguardano la confisca dei beni alle mafie? O dare continui segnali (in linea del resto con il famigerato meloniano «le tasse sono pizzo di stato») per i quali rispettare le regole è un optional, tanto arrivano i condoni?

    6) La Commissione Antimafia è da tempo impegnata sul contesto, le cause, le accelerazioni della strage di Via D’Amelio. Con un obiettivo predefinito dalla destra dall’inizio: tutto dipese dall’intreccio mafia-appalti. Che c’era, eccome, pesantissimo e ramificato non solo in Sicilia. Ma il tentativo è quello di riscrivere la storia di quegli anni. Di “cancellare” i rapporti evidenti tra mafie, estremismo nero e stragista, certi settori della politica. Quegli anni, quelle stragi, quegli attentati (Capaci e Via D’Amelio, ma anche Georgofili, Velabro, Via Palestro…e prima l’omicidio Mattarella…) avevano anche una regia ed un fine politico. Che si vuole occultare. È questo il modo giusto per ricordare le vittime di mafia?

    7) Non pensate che bisognerebbe indignarsi davanti a inaudite affermazioni fatte in Antimafia dal generale Mori e dal Colonnello De Donno, auditi in per supportare queste tesi? Ebbene, nella stessa Commissione nella quale sedettero nel tempo grandi personalità antimafia: un nome per tutti, Pio La Torre) i due auditi hanno avuto parole di apprezzamento per condannati definitivamente per associazione mafiosa («….stimavo e stimo Marcello Dell’Utri» , ha affermato De Donno). «…Io disprezzavo la Procura di Palermo…», ha rincarato Mori. Perché non si sente il bisogno di prendere le distanze da queste incredibili affermazioni?

    8) In Commissione è in corso un tentativo per “espellere” dalla trattazione di questi temi due magistrati antimafia come Roberto Scarpinato e Federico Cafiero De Raho. Il tentativo consiste in una sgangherata e incostituzionale proposta di legge della maggioranza sul “conflitto di interesse”. Che dovrebbe valere solo per la Commissione Antimafia (si badi, non è una legge seria e sempre necessaria sul conflitto di interessi erga omnes). Che dovrebbe essere deciso dalla maggioranza di turno, senza criteri e perimetri chiari ed oggettivi. Una vergogna, destinata probabilmente su un binario morto. Ma intanto ci provano. Motivi di opportunità, in Antimafia come nelle altre Commissioni, ci possono essere, sempre. Ma a deciderli devono essere i parlamentari stessi, eletti dal popolo, le cui prerogative non possono essere colpite dalla maggioranza di turno. E nel caso, la maggioranza in Antimafia vorrebbe impedire a due ex-magistrati Antimafia di offrire il proprio contributo. Presidente Meloni, presidente Colosimo, non pensate che questo tentativo sia davvero molto grave?

    9) Molti, troppi, sono stati nel tempo i giornalisti ammazzati in Italia dalle mafie. Da De Mauro a Impastato, a Pippo Fava; da Spampinato a Siani a Francese….). Perché quotidianamente provate fastidio, sferrate attacchi al giornalismo d’inchiesta? Querele a giornalisti e scrittori come Saviano e reiterati attacchi a trasmissioni come Report; limitazioni alla pubblicabilità delle notizie attraverso leggi restrittive della libertà di informazione; rifiuto di approvare norme contro le querele temerarie ai danni dei giornalisti. Chi – come l’informazione e i giornalisti – accende luci sul malaffare, sulle opacità del potere, sui rapporti tra mafie e certa politica, certi amministratori (sono queste le vere carriere da separare!) non va difeso e tutelato?

    10) Infine, non ritenete di dover concentrare sforzi sulle più recenti frontiere delle mafie? Sulla difesa delle piattaforme e dei dati sensibili sotto attacco; sulla cybersicurezza e l’attacco alle piattaforme criptate delle organizzazioni criminali, sulla penetrazione nell’economia legale, nelle zone di degrado sociale e culturale, dispersione scolastica e povertà educativa, contro le pratiche – dove non arriva lo Stato – di welfare criminale?
    Fornire risposte a domande, a questioni come queste, darebbe coerenza alla necessaria celebrazione e memoria di chi ha pagato con la vita il proprio impegno per la legalità e quindi la difesa della convivenza civile.

    Walter Verini – Deputato Pd Capigruppo Commissione Nazionale Antimafia /https://www.editorialedomani.it

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