La lingua siciliana è una delle più antiche e affascinanti lingue romanze, un tesoro culturale che affonda le sue radici in secoli di storia, dominazioni e contaminazioni linguistiche. Troppo spesso erroneamente definita un “dialetto”, la lingua siciliana possiede una propria grammatica, una letteratura consolidata e una ricchezza espressiva che la rendono unica nel panorama linguistico italiano ed europeo.
Il siciliano è una lingua romanza con origini che risalgono alla dominazione latina della Sicilia, arricchendosi nel tempo grazie ai contributi di Greci, Arabi, Normanni, Svevi, Angioini, Aragonesi e Spagnoli. Questa stratificazione storica ha reso la lingua siciliana un vero e proprio mosaico linguistico, ricco di suoni, espressioni e vocaboli che non trovano equivalenti diretti nell’italiano standard.
Un dialetto è generalmente considerato una variante locale di una lingua nazionale, privo di autonomia grammaticale e lessicale. Il siciliano, invece, presenta una struttura linguistica indipendente dall’italiano, con proprie regole morfosintattiche, un vocabolario vastissimo e persino forme poetiche consolidate. Già nel XIII secolo, la Scuola Poetica Siciliana utilizzava il siciliano come lingua letteraria, anticipando di secoli l’italiano scritto. Nel 2018, l’UNESCO ha riconosciuto il siciliano come “lingua a rischio”, confermandone la dignità di lingua autonoma. Inoltre, la Legge Regionale Siciliana n. 9 del 2011 ha sancito la necessità di promuovere e valorizzare la lingua e la cultura siciliana.
La prima espressione letteraria del siciliano risale al periodo federiciano (XIII secolo), con la Scuola Poetica Siciliana che influenzò la nascita della letteratura italiana. Poeti come Jacopo da Lentini, considerato l’inventore del sonetto, scrissero in siciliano prima ancora che Dante e Petrarca nobilitassero il volgare toscano. Anche nei secoli successivi, autori come Giovanni Meli, Alessio Di Giovanni, Giuseppe Pitrè e Luigi Natoli hanno continuato a celebrare la bellezza e l’identità siciliana attraverso la loro opera.
Giovanni Meli, ad esempio, è considerato uno dei più grandi poeti siciliani del XVIII secolo, noto per i suoi componimenti satirici e lirici in siciliano. Giuseppe Pitrè ha svolto un ruolo fondamentale nella raccolta e nello studio delle tradizioni popolari siciliane, preservando racconti, proverbi e canzoni che costituiscono il cuore pulsante della cultura isolana. Luigi Natoli, autore del celebre romanzo “I Beati Paoli“, ha contribuito alla valorizzazione della lingua siciliana nella narrativa.
Nonostante il riconoscimento storico e culturale, il siciliano rischia di essere relegato a semplice “lingua domestica”, parlata sempre meno dalle nuove generazioni. Tuttavia, negli ultimi anni, si stanno moltiplicando iniziative per la sua tutela e diffusione: corsi di lingua, pubblicazioni, canzoni e persino film girati interamente in siciliano dimostrano che questa lingua ha ancora molto da offrire.
La lingua siciliana, quindi, non è un semplice dialetto, ma una vera e propria lingua con una storia millenaria, una letteratura di grande valore e un’identità culturale da preservare. Non chiamiamolo dialetto, perché farebbe torto a un patrimonio linguistico che appartiene non solo alla Sicilia, ma al mondo intero.