Valle del Belice (Trapani/PalermoAgrigento) – E’ il 16 gennaio 1968. La notizia del terribile terremoto esce fuori dalla Valle. Raggiunge il mondo che ne conosce così l’esistenza. Conosce il Belice, ma può vedere solo le macerie. Ed i volti scolpiti dal dolore di quelle donne rimaste senza marito e senza figli.
Il 16 gennaio al porto di Trapani provenienti da Malta attraccano le navi inglesi Ashton, Walkerton, Crifton e Sea-Salvor. Trasportano coperte, medicinali, plasma. Alle 5,15 di quello stesso giorno, la nave traghetto Gennargentu, aveva già sbarcato automezzi per i vigili del fuoco, che già si stanno avvicinando nei luoghi della tragedia. La nave riparte per Civitavecchia, per ritornare il 18 gennaio.
A Birgi intanto si insedia il coordinamento per il soccorso aereo, 15 elicotteri, la direzione viene affidata al tenente colonnello Liverani. Nella Valle giungono dalla Francia tecnici specializzati, dall’Inghilterra arrivano plasma e ferri chirurgici. Soccorsi giungono anche dalla Germania, Norvegia, dall’America e dal lontano Giappone.
Alla Camera dei deputati si insedia un comitato ristretto pro-terremotati. Ne faranno parte gli onorevoli Montanti del Pri; Terranova e Gerbino della Dc, Amendola del Pci; Santagati dell’Msi; Basile del Pdium; Fulci del Pli; Raja del Psup e Sacriulli del Psi-Psdi.
Ore 16.42 del 16 gennaio, la terra torna a tremare con una scossa del settimo grado della scala Mercalli, epicentro sempre la stessa zona. La terra continuerà a tremare sino al febbraio del 1969. Tantissime altre volte. E ogni volta per chi è rimasto sarà una ferita che torna a sanguinare.
Appena giunta la notizia del disastroso terremoto, le Forze Armate intervennero immediatamente in soccorso delle popolazioni sinistrate, recando un valido apporto di uomini e di mezzi affiancandosi ai Vigli del Fuoco e ai volontari. Il loro compito fu sgombrare macerie, impiantare tendopoli, ripristinare la viabilità, riattivare i collegamenti e ricercare gli infortunati. La Marina Militare in particolare partecipò alle operazioni di soccorso con i suoi uomini e con i suoi mezzi, facendo la spola tra le varie basi navali e le zone colpite dal sisma, mentre gli elicotteri trasportavano medicinali, plasma, personale e materiale di prima necessità.
Le navi: Stromboli (sito Marina Militare), Urania, Vesuvio, Bergamini, Aquila, Altair ed Etna trasportarono viveri, materiale di disinfezione, vestiario, reparti e automezzi dell’esercito, materiale sanitario. Le unità della 61° Squadriglia Dragamine, Sgombro, Squalo e Storione, diedero un particolare aiuto ai sinistrati: lo Squalo ospitò a bordo un centinaio di persone tra cui 30 bambini, lo Storione accolse alcune gestanti che a bordo hanno potuto trovare maggiore assistenza, lo Sgombro diede alloggio ai numerosi sinistrati di Santa Ninfa e Gibellina che per paura non avevano voluto rifugiarsi presso le Scuole locali. Due colonne con autoradio, pulmini, autobotti, campagnole, autocarri, sono state messe a disposizione del Comando Militare Territoriale per il trasporto di materiale vario. A terra, la Marina impiantò subito, anche nelle zone più colpite, infermerie da campo assicurando la prima fase dell’assistenza medico chirurgica, realizzando quindi una tendopoli. A Santa Ninfa ospitò circa 540 persone. L’attrezzatura per allestire questo centro di soccorso fu trasportata da Taranto con un ponte aereo dell’Aeronautica Militare. La tendopoli, fu realizzata con strutture isolate dal terreno da piattaforme di legno impermeabilizzato e munita di una cucina da campo, di una stazione radio e di una pista per elicotteri, che hanno trasportato regolarmente viveri e materiale di prima necessità, facendo la spola tra l’aeroporto di Birgi e il Centro di S. Ninfa.