"Sorella Sanità". Fabio Damiani fa i nomi dei politici coinvolti
Chi sono i politici che aiutarono Damiani?
A rileggere quanto sta succedendo dell'inchiesta che vede coinvolto l'ex manager dell'Asp di Trapani, Fabio Damiani, arrestato per corruzione nell'ambito dell'operazione della Guardia di Finanza denominata "Sorella Sanità ", alla luce delle dichiarazioni di Damiani sarebbe interessante sapere quali politici appoggiarono il nome di Damiani all'Asp di Trapani e chi lo supportò in seguito.
Sono due i verbali degli interrogatori a cui è stato sottoposto l’ex manager dell’Asp di Trapani, Fabio Damiani, che sono destinati, indubbiamente ad arricchire di ulteriori sviluppi investigativi la maxi indagine sulla sanità siciliana denominata "Sorella Sanità ". Fabio Damiani, dopo aver ammesso alcune responsabilità , fornisce un’altra chiave di lettura non allineata a quanto invece dichiarato nei mesi scorsi al procuratore aggiunto Sergio Demontis e ai sostituti Giovanni Antoci e Giacomo Brandini, da un altro dei coinvolti nella medesima inchiesta, il manager agrigentino Salvatore Manganaro.
Damiani arrestato per corruzione, fa anche i nomi dei politici coinvolti nelle gare truccate della sanitĂ pubblica siciliana. I nomi dei verbali degli interrogatori sono stati omissati, e si stanno cercando riscontri incrociati.
"Ho intenzione di dire la verità e ammetto i fatti che mi sono contestati", così dice l'ex direttore dell'Asp di Trapani, e responsabile della Centrale unica per l'affidamento degli appalti, Fabio Damiani, a processo per il presunto giro di tangenti su appalti per circa 600 milioni al centro dell'inchiesta della guardia di finanza "Sorella Sanità ", coordinata dal procuratore aggiunto Sergio Demontis. Proprio nel giudizio che si sta svolgendo a carico di quasi tutti gli imputati con l'abbreviato, davanti al gup Clelia Maltese, sono stati depositati i suoi verbali del 20 e del 26 novembre scorsi.
Damiani racconta ai magistrati di aver già trovato Manganaro ben inserito nei meccanismi della corruzione nel mondo sanitario siciliano e non viceversa, affermando di essere stato ricattato – tra il 2015 ed il 2016 – proprio da Manganaro con alcune foto scattate a Dusseldorf. Damiani fa anche i nomi (omissati) di agganci politici e burocrati in grado di poter intervenire sulle gare d’appalto pubbliche.
L'ex numero 1 dell'Asp di Trapani però nega di aver ricevuto 10 mila euo al mese da Manganaro per i suoi servigi: "Non è vero, mi ha messo a disposizione due bancomat, dai quali prelevavo delle somme che non so indicare con precisione. Da Manganaro ho ricevuto circa 60 mila euro, compresi i 37 mila euro ricevuti il 4 dicembre 2018 (che aveva già confessato ndr). Con riferimento all'appalto Siram i patti con Manganaro prevedevano il pagamento a mio favore di 100 mila euro per l'aggiudicazione. In seguito avrei avuto ulteriori guadagni dalle somme che Manganaro avrebbe incamerato pari a un milione/un milione e 200 mila euro attraverso l'affidamento dei lavori".
Racconta però che si è addirittura cambiata una busta per le offerte di una gara d’appalto: “Non lo feci materialmente io ma misi Manganaro nelle condizioni di farlo. Una sera lo accompagnai in Asp e gli feci vedere dove era la chiave della cassaforte e gli feci vedere quali erano i plichi ove erano contenute le offerte economiche. Poi lui in almeno altre due occasioni si è recato in Asp, mi ha detto con altre persone, e prima ha sottratto la busta, poi l’ha sostituita. L’accordo di Manganaro con Zanzi per questa gara prevedeva corresponsione di somme all’aggiudicazione, alla sottoscrizione del contratto e alla consegna dei lavori, una parte di queste somme era destinato a me”.
E poi un'ultimo passaggio ben più grave. Il fatto che Fabio Damiani era sicuro della sua nomina all'Asp di Trapani. E addirittura seguì in "diretta" la giunta convocata a Catania, il 18 novembre 2018, per guidare l’Asp di Trapani: “Io avevo una persona che mi faceva la cronaca di quello che stava avvenendo fin tanto che la mia conferma alla Asp di Trapani era stata ratificata. Io non aspiravo in nessun’altra sede cioè io sapevo che ero a Trapani, non potevo e non volevo aspirare a Palermo non volevo aspirare ad Agrigento, tra l’altro sapevo perfettamente chi erano poi i direttori che sono stati nominati”.
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